Da una discussione questa riflessione:
“Nel mio mondo il passaparola fisico è ancora quello che funziona meglio”
E’ l’alibi più frequente che mi sento dire da professionisti e non, da anni e questo è dato forse dal timore di affrontare un cambiamento che presuppone approcci diversi al lavoro.
I social network non sono entità staccate dalla realtà come spesso si tende a credere bensì un prolungamento del nostro raggio d’azione.
Non sono altro che un “passaparola” ENORME, che avviene online in maniera virale, con la capacità di arrivare ad un pubblico al quale di persona, non si arriverebbe mai.
Non solo… con gli strumenti di analisi e targhetizzazione, possiamo decidere a chi, dove e a quanti. Possiamo vederne le facce ancora prima di conoscerli; abbiamo l’opportunità di raccogliere informazioni utili sui prospect, prima delle trattative di vendita… ma quando mai questo è possibile semplicemente aspettando che uno, o enne persone, dopo averci conosciuto, dicano qualcosa di noi al vicino, all’amico, al parente… ecc.?
In relazione ai numeri, il passaparola fisico serve ancora… ma perde statisticamente rispetto a quello online.
Forse non tutti pensano di trovare utilità, ma per un imprenditore o professionista con davanti ancora “tempo lavorativo”, sono strumenti che diventeranno indispensabili. (Lo sono già)
Inoltre…
Gli head hunter e tutti i reclutatori… osservano le nostre attività sui social e lo fanno sinergicamente, confrontando le nostre modalità nei vari profili. Da quest’analisi, elaborano la nostra “scheda informazioni”.
Allora… perché insisto e ritengo di fondamentale importanza l’attenzione sulla reputazione online?
Perchè non basta fare il figo in giacca e cravatta su LinkedIn se poi su Facebook appaio professionalmente poco “raccomandabile”. Mi spiego?
Per questo, fare cultura digitale a partire dai ragazzi è importante perchè per loro sarà fondamentale presentarsi bene sui social e dato che li usano da tenera età e Internet non dimentica… è bene che sappiano come si usano, le dinamiche, i rischi e il concetto che non sono un “gioco”… ci si può divertire, ma non sono un gioco!
Cordialmente…
@RobertaVoiglio #nondicocoseacaso